È proprio vero, ti rendi conto del valore di qualcosa solo quando l’hai persa.
L’hai avuta tra le mani. Potevi dedicargli il tempo e l’attenzione che avevi e non lo hai fatto. E ora?! Ora che non c’è più, l’unica cosa che vorresti è poter tornare indietro. L’unica cosa che vorresti è poter dedicare la tua attenzione a ciò che per te è realmente importante invece di disperderla costantemente in cose che non hanno nessun valore. Eppure ora sei chiuso in casa e non puoi uscire. E ora che non puoi ti accorgi di quanto vorresti poter fare quella cosa o stare con quella persona che prima davi per scontata.
Ma come mai avviene questo?! Perché è così difficile essere presenti alle cose che ti rendono felice?! Come mai, alla fine dei conti, ti sembra di essere sempre nel posto sbagliato?!
Ecco, tutto questo succede quando ti trovi a dover fare i conti con la fine. La fine è una forza che ti colpisce sempre con tale energia da farti aprire gli occhi.
Ogni volta che ti trovi davanti alla fine di qualcosa dici a te stesso: “questo errore non lo farò mai più! Ho sbagliato ma non succederà mai più che io mi ritrovi in questa situazione!”
Passa un po’ di tempo e puntualmente ti ritrovi nella stessa situazione. Sempre. Magari stavolta con il naso un po’ più lungo. Se solo avessi con te uno specchio per poterlo vedere!
Com’è possibile?! Ti era così chiaro che non volevi essere in quella condizione, com’è possibile che sei finito a rifare le stesse cose che hai fatto in passato? Com’è possibile che sei finito esattamente nello stesso modo?
Vedi?! Esistono forze che controllano ciò che accade nella tua vita con una precisione scientifica. Ma tu non le vedi perché sei immerso nel mondo magico della tua immaginazione e ti racconti ogni genere di fesseria. Menti a te stesso perché ti racconti la storia rassicurante che tu sai quel che dici.
“Il Cappellaio spalancò gli occhi ma quel che rispose fu questo: — Perché un corvo somiglia a uno scrittoio?
— Ecco, ora staremo allegri! — pensò Alice. — Sono contenta che hanno cominciato a proporre degli indovinelli… credo di poterlo indovinare, — soggiunse ad alta voce.
— Intendi dire che credi che troverai la risposta? — domandò la Lepre di Marzo. — Appunto, — rispose Alice. — Ebbene, dicci ciò che intendi, — disse la Lepre di Marzo. — Ecco, — riprese Alice in fretta; — almeno intendo ciò che dico… è lo stesso, capisci. — Ma che lo stesso! — disse il Cappellaio. — Sarebbe come dire che “vedo ciò che mangio” sia lo stesso di “mangio quel che vedo.” — Sarebbe come dire, — soggiunse la Lepre di Marzo, — che “mi piace ciò che prendo”, sia lo stesso che “prendo ciò che mi piace?” — Sarebbe come dire, — aggiunse il Ghiro che pareva parlasse nel sonno, — che “respiro quando dormo”, sia lo stesso che “dormo quando respiro?” — È lo stesso per te, — disse il Cappellaio.”
L’immaginazione non è altro che l’attaccarsi a un’idea che passa nella tua testa e cercare poi di appiccicarla sulla realtà. Tutto questo è malattia. Tutto questo ti tiene in uno stato molto basso di te. A un livello energetico in cui la tua sensibilità è talmente addormentata da permetterti solo di sognare.
Devi fare un’inversione totale. Perché ora stai funzionando al contrario. Lo vedi che tutto va al contrario e tutto funziona male?!
Il lavoro corretto della tua mente è semplicemente quello di dare una nuova organizzazione ai dati reali raccolti dai tuoi sensi. Una nuova organizzazione che ti permette di essere più capace, più pronto. Una nuova organizzazione che ti permette di aumentare la tua capacità di comunicare.
La tua capacità di comunicare è la tua coscienza. E come si misura la tua coscienza? La coscienza che hai di te e del mondo si misura con la tua capacità di ottenere un risultato voluto.
L’universo è diviso in 2: da una parte ci sono forze meccaniche che portano inevitabilmente all’involuzione; dall’altra forze volontarie che portano all’evoluzione. E tu sei nel mezzo. Interessante!
Quando una forza meccanica, un’abitudine schematica, porta alla fine di qualcosa presente nella tua vita, tu ti svegli e cerchi di bilanciare questa forza con la tua volontà. Quando perdi qualcosa a cui tenevi, automaticamente ti svegli e ti rendi conto che per te era veramente importante e fai tutto il possibile per cercare di riavere indietro ciò che hai perso. Ma questo non ti basta. Perché?
Perché le 2 forze meccaniche base che governano l’universo, l’entropia e l’inerzia, sono costantemente all’opera e una singola azione non può cambiare nulla realmente.
“Il successo non è atto ma abitudine.”
L’entropia è la forza involutiva: a ogni scoccare di lancette questa forza aumenta il disordine dell’universo portandolo verso la degenerazione. E visto che tu fai parte dell’universo, ogni istante agisce inesorabilmente anche su di te e sulla tua vita.
L’inerzia è la forza che ti fa addormentare: l’inerzia mantiene un corpo nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna a modificare tale stato.
E così tu fai un’azione volontaria perché ti sei per un attimo svegliato. Un’azione volontaria è un’azione che cambia la tua direzione, è un’azione che cambia la tua inerzia.
Ma subito dopo, l’inerzia riprende il sopravvento. Tu ti riaddormenti e inizi a ripetere quell’azione sognando che tutto, in modo naturale, va per il meglio. Ma la bontà di quell’azione è svanita perché l’entropia sta cambiando le carte in tavola. Sta facendo degenerare la condizione in cui tu hai fatto la scelta volontaria di fare quella determinata azione. E, passato 1 anno, quello che mesi prima era un comportamento volontario e utile, è diventato un comportamento automatico e dannoso.
La verità è che non puoi permetterti di abbandonarti mai. Perché appena lo fai, vieni trascinato da queste forze meccaniche verso il basso. Appena ti abbandoni ti trasformi in preda e la vita in cacciatore.
E l’unico modo che hai di non abbandonarti è quello di essere volontario. Le 2 forze volontarie che hai a disposizione sono il principio di relatività e il principio di prossimità.
Il principio di relatività ti ricorda che ciò che fai ha valore solo se in relazione a un tuo scopo. Il principio di prossimità ti ricorda che, appena riesci a rompere un’abitudine, lo schema che hai allenato di più, il più prossimo, il più vicino, la andrà a sostituire.
Queste 2 forze ti permettono di vedere costantemente l’entropia e l’inerzia all’opera. Queste 2 forze ti permettono di contrastare il costante declino di tutte le condizioni in cui ti muovi e di raggiungere quel luogo incorruttibile in cui il tuo vero io si manifesta.
Il tuo vero io è pura volontà. E la volontà è l’unica cosa in questo universo che non è soggetta all’entropia e all’inerzia.
Quando la tua volontà è la forza neutralizzante di un evento, tu stai contrastando l’inerzia della tua vita. Tu stai osservando il principio di relatività e di prossimità e questo ti permette di contrastare l’inerzia e direzionare te stesso verso l’evoluzione, verso un livello più alto di organizzazione interiore. Stai lavorando per portare il dentro a governare il fuori e lasciare la condizione in cui è il fuori a governare il dentro.
Per tracciare una singola linea retta, cioè un percorso direzionato, hai bisogno di 2 punti: se sei sveglio i tuoi 2 punti sono “dove sei” e “dove vuoi arrivare”.
E la tua capacità di unirli sta nella tua volontà di avere coscienza di ciò che sei e del luogo in cui esisti.
Se aspetti che le cose finiscono, il tuo nuovo inizio sarà sempre meccanico, sarà sempre casuale per te.
Se decidi volontariamente il tuo inizio, sarai padrone anche della fine.
COME STIMOLARE LA VOLONTÀ E INIZIARE A RISVEGLIARLA
Nella fase 1 di una negoziazione collaborativa, la fase di rapporto, il tuo scopo è fare domande per indagare qual è la situazione che sta vivendo la persona che hai davanti. Ogni volta che allarga il contesto con le sue risposte, il tuo scopo è chiedergli di allargarlo sempre di più continuando a fare domande per approfondire gli argomenti che ha tirato fuori. Più il contesto si allarga e più vengono fuori i personaggi che raccontano la storia di questa persona. Questi personaggi nascondono i problemi che chi hai davanti non riesce a risolvere. E i problemi che non riesci a risolvere sono ostacoli che ti sembrano insormontabili: sono le paure che ti impediscono di muoverti: sono gli ologrammi che ti raccontano quali sono i limiti in cui tu credi di poterti muovere.
In questo momento i tuoi ologrammi ti raccontano chi sei. Ma è solo un racconto e puoi cambiarlo come vuoi. Puoi riscriverlo. Ma per farlo correttamente devi conoscere esattamente tutto il tuo funzionamento perché altrimenti cambi da una parte e il tuo ologramma riappare da un’altra.
Devi conoscere profondamente il tuo processo decisionale e non perché lo leggi da qualche parte, non perché studi un libro, devi conoscerlo osservandoti nella tua vita di tutti i giorni. Solo così puoi imparare a guidare te stesso e poi a guidare gli altri. Solo così puoi imparare a definire chi sei e chi vuoi essere e collaborare con chi hai intorno per costruire una situazione nuova e più ricca della precedente.
La fase 2 è la fase di stimolo dell’ologramma. Quando stimoli un ologramma, che è solo un’abitudine reattiva, automaticamente questo ologramma reagisce mostrandosi. E più si mostra più si indebolisce. È in questo momento che devi osservare esattamente come funziona. Quando hai chiaro il suo funzionamento schematico, ti basta togliere un pezzettino del domino e sostituirlo per far cambiare completamente e immediatamente la direzione della tua vita.
Gli ologrammi possono essere dominanti o gregari.
DOMINANTI
- DESIDERANO EMERGERE
- VOGLIONO PRIMEGGIARE
- SONO DECISI
- SONO SPESSO SCONTROSI
- VOGLIONO VIVERE DA PROTAGONISTI
E le paure che controllano chi ha questi ologrammi sono:
- PRESTIGIO: paura di essere sopraffatto dall’ambiente, scavalcato, sostituito
- ORIGINALITÀ: paura di non essere notato, di essere banale e quindi anonimo
- ANALITICO: paura della mediocrità
- ESTETA: paura di invecchiare
- CONSERVATIVO: paura di perdere ciò che ha costruito/conquistato
GREGARI
- DESIDERANO SENTIRSI PARTE DI UN GRUPPO
- VOGLIO ESSERE BENVOLUTI
- SONO ACCONDISCENDENTI MA TITUBANTI
- SONO SPESSO SIMPATICI E DI COMPAGNIA
- VOGLIONO VIVERE COME FIGURE DI SUPPORTO
E le paure che controllano chi ha questi ologrammi sono:
- AFFETTO: paura di rimanere solo
- SICUREZZA: paura di fare la scelta sbagliata, di non essere all’altezza
- COMODITÀ: paura di sforzarsi inutilmente
- SVAGO: paura di non avere tempo per sé, che la vita non abbia significato
- RISPARMIO: paura di morire per mancanza di risorse, di perdere in un momento tutto quello che hanno
In generale, quando tratti con chi ha degli ologrammi dominanti, i feedback che devi dare in risposta a chi ti sta parlando sono quelli che riconoscono i suoi successi. Mentre per chi ha ologrammi gregari i feedback corretti sono quelli che riconoscono i suoi sacrifici.
Una volta che hai raccolto abbastanza informazioni, che hai annotato le emozioni e le figure psicologiche che sono emerse dal racconto, inizia a fare domande che sottolineano sempre con maggior forza ciò che hai percepito che per lui è importante e allo stesso tempo limitante.
Se a queste domande comincia a fare obiezioni, significa che hai colto nel segno. Se rimane in silenzio e non sa bene come rispondere, significa che hai colto nel segno. È qui che devi andare avanti. Quando comincia a venirti contro dicendoti che non è vero, che non si può fare diversamente, che la colpa non è sua. Quando comincia ad avere difficoltà a rispondere perché lo stimolo gli ha stretto lo stomaco, significa che hai colpito il bersaglio e le paure stanno facendo il loro lavoro facendo reagire gli ologrammi dandogli l’ordine di attaccare o fuggire. Sei proprio sulla strada giusta.
Continua ad ascoltare, fai silenzio. Non cadere nella trappola. Non iniziare a entrare in conflitto, è ciò che vuole l’ologramma per poter uscire dalla posizione scomoda. Perché sì, quando sei in una posizione scomoda vuoi sempre andare via. E il primo obiettivo di una negoziazione collaborativa è proprio quello di mettere in discussione la situazione attuale tirando fuori tutte le informazioni che, portando chiarezza, costringeranno chi vede a decidere di muoversi verso un luogo nuovo.
Quindi lascialo parlare. Fagli fare le sue obiezioni. E continua a mettere il dito nella piaga. Lascia che senta il peso delle sue obiezioni. Ampliale. Ingigantiscile. Aiutalo a vederle meglio e da vicino.
Più vede e più sarà pronto a fare una scelta radicale per cambiare totalmente la sua condizione.
DEFINISCI NON DA DOVE VUOI MA DA DOVE PUOI INIZIARE A SVILUPPARE TE STESSO
Te lo devi tatuare in fronte. Te lo devi inchiodare nella mente. Tu puoi muoverti solo a partire dal luogo in cui ti trovi. Finché non vedi chiaramente dove sei, non potrai mai sapere cosa puoi fare. E se non sai cosa puoi fare, non puoi fare nulla.
Tutto chiaro? Inizia a capire chi sei a partire da oggi.
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